“Nel 1990 si vendevano 6,8 milioni di copie di quotidiani, copie che sono diventate 4 milioni nel 2003 e 2 milioni nel 2013. Dal ’90 a oggi, ogni 10 anni le copie vendute si sono dimezzate. Se questo trend continua, mentre negli anni NOvanta il giornale era un oggetto presente in un terzo delle famiglie, sarà un oggetto che tra dieci anni entrerà nell’1,5% dei nuclei familiari del Paese”. Il requiem è stato suonato qualche giorno fa dal Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), Giacomo Lasorella, durante la sua audizione alla Commissione Cultura. Lasorella ha aggiunto che i ricavi dalla vendita di copie cartacee sono crollati del 25,5% dal 2019, registrando una riduzione complessiva del 43,6% rispetto al 2013. Anche le copie digitali non risollevano il settore: il valore pubblicitario rimane più basso della copia cartacea, visto che la copia digitale è sostanzialmente individuale.
La quota di italiani che si informa tramite stampa è scesa dal 30% del 2018 al 18% del 2022. A preferire i giornali sono soprattutto le fasce di età più avanzate, mentre solo il 7% della popolazione è abbonata a un quotidiano online.
La televisione rimane la principale fonte di informazione in Italia, ma il suo ruolo si sta ridimensionando, dopo il picco di audience raggiunto durante la pandemia.

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