Qualche settimana fa, commentando le polemiche sulla scelta di Jeff Bezos di non far schierare il suo Washington Post nella sfida elettorale, Mattia Feltri aveva centrato il punto: “Chi fa i giornali e chi li legge non si sente più parte di una comunità, ma di un clan, e lo scrivere e il leggere sono diventati atti di belligeranza”. E’ il male oscuro che ha depresso questa professione e che la ucciderà, se non lo ha già fatto. Non è un caso, quindi, se la vittoria di Trump è anche la sconfitta di decine di analisi vergate nelle ultime settimane su più della metà della stampa italiana (e non solo italiana). Per non parlare dei commenti ascoltati in ore ed ore di talk show e tiggì. Più wishful thinking che analisi e commenti, a dire il vero.
E il pensiero va già alla rassegna stampa che dovrò fare domattina. The day after.
Si possono azzardare scommesse sui titoli:
L’onda nera.
America fascista.
La democrazia americana è morta.
Era l’America (ah no, questo era già il titolo del Domani di ieri. Con tanto di foto gigante della bandiera Usa in fiamme).

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