Mentre la crisi politica incalza con due mozioni di censura in esame domani 4 dicembre al parlamento, il governo Barnier deve fare i conti anche con gli agenti della pubblica amministrazione che hanno indetto per giovedì 5 dicembre una giornata di azione e i sindacati un maxi sciopero. Che va ad aggiungersi alle manifestazioni dei ferrovieri e degli agricoltori, questi ultimi anche sull’accordo Mercosur.
I sindacati chiedono in particolare che il ministro rinunci a tre misure: il passaggio da uno a tre giorni di attesa per i dipendenti pubblici malati, la riduzione dal 100% al 90% della retribuzione in caso di assenza per malattia e il mancato rinnovo dell’erogazione di un bonus a sostegno del potere d’acquisto. A questa situazione si aggiunge l’incertezza sul bilancio, con il governo ancora alla ricerca di 60 miliardi di euro per raddrizzare le finanze pubbliche e ridurre il deficit al 5% del Pil nel 2025, rispetto al 6,1% nel 2024.
La situazione per Emmanuel Macron si fa sempre più complicata. Come dimostra anche il titolo, assai eloquente, del commento dell’editorial board del Wall Street Journal: “La Francia è ora la Grecia sulla Senna?”. Gli investitori, viene sottolineato, temono che la Francia possa essere sul punto di innescare una nuova crisi dell’eurozona, e la cosa sorprendente è che ci sia voluto così tanto tempo perché tutti si accorgessero che le finanze pubbliche del paese e la sua economia sono un disastro. “Non intendiamo sminuire la preoccupazione che ha attanagliato i mercati negli ultimi giorni, dato che l’Assemblea nazionale non è riuscita ad approvare un bilancio. Lunedì l’euro è sceso di circa l’1% rispetto al dollaro, in mezzo alle macchinazioni di Parigi, e per un periodo il rendimento del debito sovrano francese è stato più alto di quello della Grecia. La scorsa settimana, lo spread tra i rendimenti francesi e i bund tedeschi di riferimento dell’eurozona ha brevemente raggiunto il suo massimo dal 2012”, ricorda il Journal. Che poi chiosa: “Il posto di lavoro di mister Macron è salvo, ma quello di mister Barnier no”.
Questo pasticcio esploderà in una crisi dell’eurozona simile ai disastri del 2010? La sentenza del Journal: “La volatilità è pericolosa in un’economia così malsana, quando un numero qualsiasi di cose può rompersi all’improvviso. Non aiuta il fatto che ciò stia accadendo al centro dell’eurozona piuttosto che ai margini come Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna. La soluzione, come in quei paesi, sarebbe un programma che faccia crescere di nuovo l’economia. Nessuno a Parigi sembra avere idee simili, e questa è la crisi più grande di tutte”.
