“Ora Meloni ha una banca”, titola il quotidiano MF oggi 15 novembre dopo la cessione sul mercato di un altro 15% del Montepaschi da parte del Mef. Quota finita nelle mani del BancoBpm, Anima, Caltagirone e Del Vecchio.
Nello stesso giorno è morto, a 83 anni, Alberto Monaci, che è stato deputato e presidente del Consiglio regionale toscano. Monaci iniziò da bancario, militò nella Dc, nelle cui fila venne eletto deputato alle politiche del 1987 nella circoscrizione della Camera dei deputati Arezzo- Siena-Grosseto. Dopo ha aderito al Ppi, di cui è stato prima vicesegretario e poi segretario regionale. Nel 1998 è stato eletto consigliere comunale a Siena dove ha ricoperto il ruolo di capogruppo Ppi. Dal 2001 è confluito nella Margherita di cui è stato membro dell’assemblea nazionale. Alle regionali in Toscana del 2000 venne eletto consigliere regionale, confermando il proprio seggio anche nel 2005 e nel 2010 con il Pd. Il 23 aprile 2010 venne eletto all’unanimità presidente del Consiglio regionale.

Monaci è stato soprattutto in un tempo non molto lontano uno degli uomini più potenti di Siena. Potente nella politica ma anche influente – ricordate i grovigli armoniosi? – sulla gestione della banca più antica del mondo.
Tanto da finire citato anche nelle carte dell’inchiesta su Antonveneta.
Ad ammettere l’esistenza di una guida politica per Mps è lo stesso presidente della Fondazione Mps, Gabriello Mancini, quando viene ascoltato dai pm toscani che indagano sull’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi. Interrogato il 24 luglio del 2012, Mancini mette a verbale la genesi del suo incarico, ricevuto il 9 maggio del 2006, senza giri di parole: «La mia nomina, come quella di Mussari alla guida della banca, fu decisa dai maggiorenti della politica locale e regionale, e condivisa dai vertici della politica nazionale». Anche il passaggio di Mussari dalla Fondazione alla banca, dunque, per Mancini avvenne su input «romano»: «Mussari mi confermò di avere il sostegno del partito a livello nazionale».Alle toghe Mancini racconta che il suo «sponsor» era Alberto Monaci, ex Margherita poi diventato presidente Pd del consiglio regionale toscano. E da lui il futuro presidente della Fondazione Mps seppe che «era stato trovato un accordo con i Ds». Le riunioni per le nomine erano locali e nazionali. Quel giro di poltrone della primavera 2006 non fece eccezione. Nei meeting a Siena, ricorda Mancini, «partecipavano Franco Ceccuzzi (ex sindaco Pd della città inquadrato nell’area dalemiana dei Ds), il segretario provinciale della Margherita, Graziano Battisti, il sindaco (ai tempi era era Maurizio Cenni, ndr) e il presidente della provincia di Siena (Fabio Ceccherini, ndr)». Ma il vertice decisivo si tenne a Roma, spiega Mancini, in una riunione «con l’onorevole Francesco Rutelli, partecipai io ed erano presenti Monaci, Battisti e l’onorevole Antonello Giacomelli». All’ex leader della Margherita «venne prospettato l’accordo raggiunto» e «diede il suo assenso». Che anche i Democratici di sinistra fossero d’accordo con la sua nomina, racconta poi Mancini ai magistrati senesi, lo confermò Ceccuzzi: «Mi riferì che anche per i Ds vi fu un assenso a livello nazionale». In uno slancio bipartisan, Mancini ricorda poi d’aver concordato con Gianni Letta – che gli comunicò il placet di Berlusconi – la nomina di Andrea Pisaneschi nel cda in quota Pdl. Ma dopo le nomine, a farsi sentire era l’azionista politico di riferimento: i Ds. Mancini racconta continue «sollecitazioni politiche» che riceveva in Fondazione per la concessione di progetti, «dagli uomini di riferimento di Ceccuzzi che indicò in Luca Bonechi (ex segretario senese dei Ds, ndr) e Alessandro Piazzi (componente della deputazione amministratrice della Fondazione, ndr). Tutti sapevano, o almeno tutti ne parlavano, ma ora le dinamiche politiche che influenzavano Banca Mps sono scritte nero su bianco nei faldoni dell’inchiesta senese.

Il giorno 5/10/2012 Franco Ceccuzzi racconta ai pm. «Quale segretario provinciale dei DS nel 2006 ho partecipato a diverse riunioni nel corso delle quali si è raggiunto un accordo concernente la governance della banca e della Fondazione. Ricordo che il presidente della banca Fabrizi non poteva essere riconfermato… Si aprì una discussione su chi doveva essere il successore.
Le ipotesi sul tavolo erano due: la prima vedeva Mancini presidente della banca e un esterno alla città amministratore delegato, ma fu subito accantonata. La seconda prevedeva, invece, la nomina dell’avv. Mussari a presidente della banca e di Gabriello Mancini a presidente della Fondazione. Questa seconda ipotesi fu quella che raccolse i maggiori consensi(…)
Vi furono anche alcune prese di posizione da parte di uomini politici quali Fassino, D’Alema e Chiti che auspicavano un ampliamento della banca (…)». «Conosco Graziano Costantini. All’epoca era rappresentante della Confesercenti ed era persona vicina al Pd. Fu nominato nel Cda della banca. Nel 2009 ci fu una discussione sul numero dei componenti del Cda di Mps che venne portato da 10 a 12. Fu aumentato tale numero per rispettare le proporzioni esistenti in Consiglio comunale e in Consiglio Provinciale. Non ricordo chi propose il nome di Costantini quale componente del cda: ero comunque d’accordo con la sua nomina. Alle riunioni in cui si discusse del rinnovo erano presenti l’onorevole Monaci, Ceccherini, Cenni, Bezzini e Alessandro Piccini. All’esito i componenti del Cda indicati dalla Fondazione erano così ripartiti: un componente dell’opposizione, due componenti dell’area ex Margherita e tre componenti dell’area ex Ds». (…)
«Comunicai a Veltroni, che si limitò a prendere atto, le scelte effettuate». (…) «Agli inizi del gennaio 2012 ho avuto alcuni colloqui con l’on. Bersani e con l’on. D’Alema aventi ad oggetto la situazione della banca e del la Fondazione. Ho rappresentato loro la vicenda e la mia presa di posizione, che era di rottura con il sistema passato. Ho chiesto loro sostegno politico per l’operazione che da lì a qualche mese sarebbe stata fatta. L’on. Bersani mi disse che avrei avuto il sostegno del partito» (…) «Con l’on. D’Alema parlai anche della nomina del presidente della banca. Avevamo già avuto un primo abboccamento con Profumo, il quale, però, aveva delle remore.
Sapendo di un rapporto di conoscenza con l’on. D’Alema gli chiesi di potere parlare con Profumo per convincerlo ad accettare l’incarico. L’incontro con D’Alema si svolse a Roma nella sede della fondazione Italianieuropei. Ricordo che, mentre tornavo a Siena, D’Alema mi telefonò dicendomi che aveva parlato con Profumo, il quale mostrava ancora alcune perplessità».

Il giorno 4.10.1012 al Palazzo di Giustizia di Siena compare Maurizio Cenni (sindaco di Siena dal 2001 al 2011). «Ricordo di avere avuto colloqui relativi alle nomine di Mancini e Mussari con il Presidente della Provincia, con il segretario provinciale dei Ds che, se mal non ricordo, all’epoca era Franco Ceccuzzi, con il segretario cittadino dei Ds. Non ricordo, ma non posso escludere, di avere avuto incontri con l’on. Alberto Monaci o con Graziano Battisti della Margherita. Non ho avuto incontri con esponenti della politica nazionale e non mi fu riferito se vennero informati (…)».
«Devo dire che le diverse anime dei Ds erano fortemente interessate alla gestione di Banca Mps» (…) «Per quanto concerne le nomine del 2009 e, in particolare, le conferme di Mancini alla Presidenza della Fondazione e di Mussari alla Presidenza della banca devo dire che avevo espresso l’idea che si dovesse azzerare tutto e che dovessero essere cambiati i vertici della Fondazione. Fui tacciato, anche sulla stampa, da esponenti del Pd locale, tra cui ricordo Elisa Meloni, di non fare gli interessi della città. Mi trovai isolato. Con le diverse interlocuzioni avute con Ceccuzzi, Bezzini e con altri esponenti del PD, di cui al momento non ricordo il nome, avanzai questa proposta che fu bocciata».

Il giorno 4.10.2012 alle ore 9.45 al Palazzo di Giustizia di Siena compare Fabio Ceccherini (Presidente della Provincia di Siena dal 1999 al maggio 2009). «Nel 2006 il Presidente di Mps Fabrizi non è stato riconfermato alla presidenza della banca. Ricordo che vi furono alcune riunioni nelle quali si discusse a chi affidare la presidenza della banca e, conseguentemente, quella della Fondazione. Avanzai la proposta di nominare amministratore delegato della banca Stefano Bellaveglia indicando Gabriello Mancini quale presidente. Ritenevo che l’avv. Mussari dovesse ancora per un mandato mantenere la presidenza della Fondazione. La mia proposta fu bocciata e si decise di nominare Mancini presidente della Fondazione e Mussari presidente della banca. Devo dire che non fui contrario a questa soluzione » (…) «Ricordo di avere avuto dei colloqui, concernenti tali nomine, con Maurizio Cenni, Sindaco di Siena, con Franco Ceccuzzi e con l’on. Franco Bassanini, eletto nella circoscrizione di Siena. So, per averne parlato con l’on. Bassanini, che delle nomine erano stati informati i responsabili nazionali dei Ds, anche se non sono in grado di indicare chi fu informato. Se mal non ricordo medesima informazione mi diede Ceccuzzi.

Anche in tal caso non ricordo se mi disse chi era stato informato a livello nazionale »(…) «Vi era certamente interesse, ma non ingerenza da parte dei responsabili nazionali dei Ds, in ordine alle scelte riguardanti la banca. Posso dire che coloro che maggiormente erano attenti al territorio e alla banca erano l’on. Bassanini e l’on. Giuliano Amato. Ricordo di avere avuto in più occasioni dei colloqui anche con l’on. Massimo D’Alema. Egli esprimeva le sue perplessità sulle modalità di governance della banca, affermando che il sistema di nomine della Fondazione e, conseguentemente della banca, era di tipo medievale, perché troppo legato agli enti locali. Auspicava un’apertura della banca, un suo maggiore rendimento sul territorio nazionale e una politica industriale che fosse più attenta alle esigenze del mercato. In tali colloqui facevo presente all’on. D’Alema che, invece, era opportuno che la banca rimanesse legata al territorio. I colloqui con l’on. D’Alema li colloco in un periodo sia antecedente sia successivo al 2006»(…) «Ho saputo dell’acquisizione di banca Antonveneta da parte di Banca Mps direttamente dall’avv. Mussari. Ricordo di avere ricevuto una telefonata con cui Mussari mi informava che stava per firmare o che aveva appena firmato il contratto per l’acquisto di Antonveneta. Ricordo che quel giorno, dopo alcune ore, la notizia divenne di dominio pubblico».

Categoria:

Taggato in:

, ,