Enrico Costa, ex deputato di Azione da poco rientrato in Forza Italia, ha scritto in un post su X: “Dal 1992 a oggi quasi 100mila persone arrestate sono state poi assolte, ma solo 30mila hanno ottenuto il risarcimento. Le Corti hanno respinto oltre il 70% delle domande perché l’arrestato avrebbe concorso all’errore del magistrato, frequentando brutte compagnie o non rispondendo”.
I dai ricordati da Costa sono drammatici ed emergono dalla relazione al Parlamento del ministero della Giustizia relativa all’anno 2023 (introdotta proprio grazie a una norma di Costa). In sostanza, ci sono circa mille casi l’anno di persone indennizzate dallo Stato percheé arrestate ingiustamente e il 77% delle domande di risarcimento delle persone arrestate ingiustamente vengono respinte perché la legge non contempla il risarcimento per coloro, ad esempio, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ecco perché, secondo Costa, la legge sulla presunzione d’innocenza nel nostro Paese e’ stata essenziale, perché bastava avere questo principio presente nella Costituzione per scongiurare gogne mediatiche a persone che alla fine venivano assolte in giudizio.
Sul sito www.errorigiudiziari.com vengono forniti tutti i numeri aggiornati. Ricordando che c’è una differenza tra le vittime di ingiusta detenzione (cioè coloro che subiscono una custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari, salvo poi venire assolte) e chi subisce un vero e proprio errore giudiziario in senso stretto (vale a dire quelle persone che, dopo essere state condannate con sentenza definitiva, vengono assolte in seguito a un processo di revisione).
Ebbene, dal 1991 al 31 dicembre 2023 i casi sono stati 31.397: in media, poco più di 951 l’anno (nota bene: in questo totale manca il dato complessivo degli errori giudiziari del 2023). Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 960 milioni 781 mila euro e spiccioli, per una media di poco inferiore ai 29 milioni e 114 mila euro l’anno (e anche in questo caso, non è disponibile il dato complessivo per la spesa in risarcimenti da errori giudiziari del 2023).
Coloro che sono finiti in custodia cautelare da innocenti rappresentano la stragrande maggioranza. Dal 1992 al 31 dicembre 2023, si sono registrati 31.175 casi: vuol dire che, in media, si sono registrati oltre 974 innocenti in custodia cautelare ogni anno. Il tutto per una spesa di circa 874 milioni e 500 mila euro in indennizzi, per una media di circa 27 milioni e 328 mila euro l’anno.
Nel 2023 i casi di ingiusta detenzione sono stati 619, per una spesa complessiva in indennizzi di cui è stata disposta la liquidazione pari a 27 milioni 844 mila euro. Rispetto all’anno precedente, si assiste a un leggero incremento dei casi di innocenti finiti in manette (+80), a fronte di una spesa aumentata invece di poco meno di 500 mila euro. Rispetto dunque alla leggera flessione riscontrata nel 2021 e nel 2022, il dato torna a crescere.
Per quanto riguarda le statistiche sugli errori giudiziari veri e propri in mancanza di dati aggiornati, siamo ancora fermi a quelli disponibili al 31 dicembre 2022. Il presupposto di partenza dev’essere che la contabilità degli errori giudiziari parte in Italia dal 1991, per arrivare anch’essa fino al 31 dicembre 2022: il totale è di 222, con una media che sfiora i 7 l’anno. La spesa in risarcimenti è salita a 86.206.214 euro (pari a una media appena inferiore ai 2 milioni e 694 mila euro l’anno). Se invece consideriamo soltanto il 2022, da gennaio a dicembre gli errori giudiziari sono stati in tutto 8: uno in più rispetto all’anno precedente. Per il secondo anno consecutivo il dato complessivo relativo agli errori giudiziari resta sotto la soglia psicologica di 10.
Non solo. Nei mesi scorsi molto si è dibattuto anche sull’abuso di ufficio. I numeri dimostrano che spesso si tratta di un reato che serve solo a tenere sotto scacco l’indagato: nel 2021 ci sono state 5.418 indagini per abuso d’ufficio con solo 27 lievi condanne (quindi almeno l’85% delle indagini è finito in nulla) e quasi tutti i coinvolti sono stati assolti in primo grado o archiviati o prosciolti in udienza preliminare.
