Il 20 novembre del 2023 in un post su Facebook Ian Bremmer – politologo americano, presidente e fondatore di Eurasia Group, la più importante società di ricerca e consulenza sul rischio politico a livello globale – aveva scritto: “Milei, the self declared anarcho-capitalist, has won as president of Argentina, (even more!) economic collapse coming imminently”. Tradotto: “Milei, l’autoproclamato anarco-capitalista, ha vinto come presidente dell’Argentina, (ancora di più!) il crollo economico è imminente”.
Molti la pensavano come Bremmer. Ma a distanza di un anno, quel crollo economico c’è stato?
No. Anzi, la motosega per tagliare la spesa pubblica ha funzionato eccome. E MIlei sta risollevando un’economia in difficoltà mantenendo anche sotto controllo la rabbia degli elettori. Non solo. Sta dando nuova linfa ai titoli obbligazionari locali, a lungo in stallo, e sta innescando un rally selvaggio nei mercati a circa 11 mesi dall’inizio del suo mandato. Il suo governo ha contenuto l’inflazione a tre cifre, ricostruito le riserve della banca centrale, rafforzato il Peso, ribaltato il deficit fiscale e attirato nuovamente dollari nelle banche. Il tutto rafforzando il suo indice di gradimento nei sondaggi. Perché, nonostante l’austerità e nonostante i livelli di povertà siano saliti oltre il 50%, ha garantito di proteggere e persino aumentare la spesa per specifici programmi di welfare, che finora hanno evitato proteste di massa nelle strade.
Nel frattempo, tagliando la spesa pubblica di miliardi di dollari e registrando surplus fiscali regolari dopo anni di deficit, ha convinto anche i mercati. L’indice azionario S&P Merval ha raggiunto livelli record, mentre i bond sono aumentati quest’anno da circa 20 centesimi per dollaro a quasi 70 centesimi.
Quest’anno la banca centrale ha accumulato un saldo netto di 19 miliardi di dollari, con acquisti di valuta estera in accelerazione nelle ultime settimane dopo una pausa a metà anno. L’inflazione annuale dell’Argentina, superiore al 200%, rimane la più alta al mondo. Tuttavia, gli aumenti dei prezzi mensili sono rallentati drasticamente, passando dal 25% di dicembre a circa il 3,5% attuale, consentendo una riduzione dei tassi di interesse, con l’ultimo taglio al 35% annunciato venerdì.
Grazie a un maggiore ottimismo degli investitori e a un programma di amnistia per i risparmiatori, il governo ha attratto quasi 20 miliardi di dollari di depositi in valuta presso le banche locali.
Un approccio rigoroso nel ricostituire le riserve ha ridotto la domanda di dollari – e aumentato la domanda di pesos – rafforzando la valuta locale nei mercati paralleli.
Questo ha portato a una riduzione significativa del divario tra i tassi di cambio ufficiali e paralleli. Divario che era aumentato fino al 200% e che aveva gravemente distorto l’economia del Paese, grande produttore di cereali, complicandone il commercio.
Anche l’Economist gli ha dedicato un lungo articolo (https://www.economist.com/the-world-ahead/2024/11/20/argentina-the-making-of-an-economic-miracle). Chissà se Ian Bremmer, e i commentatori nostrani che deridono Milei dandogli del turboliberista (come se fosse un insulto), lo hanno letto.
