Qualche giorno fa ho postato su X, il mio social network preferito dove scrivo con il nick @petunianelsole, una riflessione sul disarmante dibattito sulle banche in TV. Ho parlato di chi interviene senza sapere di cosa parla, o facendo finta di non sapere per pura propaganda, e di quanto manchino proprio le basi per un confronto che spesso si ferma al “banche-cacca-ladre-tassiamo-i-ricchi”.
Un messaggio rivolto, peraltro, a quegli elettori che in un passato non troppo remoto si sentivano Gordon Gekko e si riempivano di bond Parmalat e Lehman. Del resto, la finanza è relegata nelle pagine in fondo ai giornali, perché “non tira” e serve al massimo per raccattare un po’ di pubblicità. Inoltre, l’educazione finanziaria, che secondo La Tipografia andrebbe insegnata già alle scuole elementari, è una materia ancora sconosciuta su cui si è detto molto negli anni ma fatto molto poco.
Quel post ha scatenato su X un acceso dibattito. Ad esempio, qualcuno mi ha replicato che le persone non si riempivano di Parmalat e titoli argentini, ma li “imbottivano”. Ho risposto che esiste la responsabilità soggettiva: se sei informato non diventi un pollo da spennare. Diversifichi gli investimenti sulla base di una corretta valutazione del rischio e capisci che, se ti assicurano rendimenti da capogiro, forse c’è il trucco. Al netto dei delinquenti in banca, se investi, rischi. E se rischi, prima ti informi.
Mentre il dibattito va avanti, aggiungo una postilla a quel post. Oggi, 18 ottobre 2024, ho letto un articolo firmato da Lisa Ward, una scrittrice americana che vive in Vermont, sul Wall Street Journal. L’articolo aggiunge un interessante contributo alla discussione.
Ward scrive: “Ti senti depresso quando il mercato azionario è in ribasso? Hai un sacco di compagnia. Secondo uno studio recente, quando i prezzi delle azioni scendono, il numero di prescrizioni di antidepressivi aumenta.” I ricercatori hanno esaminato la connessione creando prima indici azionari locali, combinando aziende con sede nello stesso Stato.
La ricerca accademica ha dimostrato che gli investitori tendono a possedere più azioni locali nei loro portafogli, sia a causa di piani di azionariato dei dipendenti, sia perché hanno maggiore familiarità con quelle aziende. I ricercatori hanno poi esaminato circa 300 aree statistiche metropolitane (che comprendono una città con almeno 50.000 abitanti e le città circostanti), monitorando i cambiamenti nei prezzi delle azioni locali e il numero di prescrizioni di antidepressivi in ciascuna area in un periodo di due anni.
Ebbene, hanno scoperto che quando i prezzi delle azioni locali sono scesi di circa il 12,8% in un periodo di due settimane, le prescrizioni di antidepressivi sono aumentate in media dello 0,42%. Una relazione simile è stata osservata anche in cali minori dei prezzi delle azioni. Quando i prezzi delle azioni locali sono scesi di circa il 6,4%, le prescrizioni di antidepressivi sono aumentate di circa lo 0,21%.
In un confronto tra fasce d’età, quelli di età compresa tra 46 e 55 anni erano i più propensi a ricevere prescrizioni di antidepressivi quando le azioni locali sono scese. Le persone in questa fascia d’età potrebbero essere più sensibili ai cambiamenti nel loro portafoglio rispetto a una platea più giovane, che è più lontana dalla pensione, e rispetto ai più anziani, che potrebbero possedere meno azioni e più obbligazioni poiché si stanno avvicinando alla pensione.
Quando gli autori hanno esaminato la domanda di psicoterapia durante i periodi di calo dei prezzi delle azioni, i loro risultati sono stati simili. Quando i prezzi delle azioni locali sono scesi di circa il 12,8% in un periodo di due settimane, il numero di visite di psicoterapia fatturate ai fornitori di assicurazioni è aumentato di circa lo 0,32%. Hanno anche trovato una correlazione tra i rendimenti delle azioni locali e alcune malattie associate alla depressione, come insonnia, ulcera peptica, dolore addominale, abuso di sostanze e infarto del miocardio.
Tuttavia, quando gli autori hanno esaminato altre richieste di risarcimento assicurativo, come le prescrizioni di antibiotici, non hanno trovato alcuna relazione con le variazioni dei prezzi delle azioni locali. Al contrario, nei periodi in cui le azioni aumentano, gli autori non hanno visto un calo degli interventi psicologici. Non hanno trovato alcuna relazione statistica tra l’aumento dei prezzi delle azioni locali e il numero di prescrizioni di antidepressivi.
Certo, una volta che a un paziente viene prescritto un antidepressivo, è improbabile che uno psichiatra interrompa immediatamente la prescrizione. Qual è la morale dello studio? Gli investitori dovrebbero essere consapevoli del loro stato emotivo quando il mercato crolla prima di prendere decisioni di investimento.
E questo, scientificamente, ci riporta al mio post su X.